|
Mappa | 15 utenti on line |
![]()
|
io il piccolo principe
delfino maria rosso io il piccolo principe riscrittura per recitato o canto È decisamente da grandi considerare "il piccolo principe" per bambini, e i bambini sono ancora troppo fiore per poterlo capire. Per questo è stato scritto per tutti i grandi che sono stati bambini una volta e se ne ricordano. Forse ne esistono. Ed è per questi grandi che è stato riscritto in versi, e in modo ancora più essenziale, questo soliloquio fedele e contradditorio persino fragile. E se bisogna aver qualcosa da dire per scrivere allora dovrebbe essere anche giustificato. È il soliloquio di un io-complesso con i propri io, in un mondo semplificato, ma solo in apparenza, dove quasi tutti i personaggi vengono riportati in uno solo. Un io che è, allo stesso tempo o di volta in volta, il re, il vanitoso, l'ubriacone, l'uomo d'affari, il lampionaio, il geografo e, soprattutto, l'aviatore (il grande) e il piccolo principe (il bambino). Tutta la storia si compie all'interno di questo io che, per la sua parte di bambino, vive nel suo pianeta cosi piccolo, dove il baobab, grande come la paura, è pronto a trapassarlo con le sue radici. La vita è, anche qui, sempre la stessa per un io e il suo "innamoramento". Innamoramento per un fiore. Fiore per il quale si muore un poco per volta. Ma forse anche il fiore fa parte dell'io-complesso come sua proiezione. E' questo un discorso serio che va lasciato a chi sa contare le stelle per possederle e non conosce il colore del grano. Il mondo esterno entra nella storia solo per le poche figure che incontra sulla terra: la pecora, l'astronomo, le rose, il capostazione, il mercante, la volpe e il serpente. È la volpe, che sa cosa vuol dire addomesticare ed è anche ragionevole, a far compiere, all'io-complesso, il passo avanti verso l'integrazione di chi è solo grande. E a farlo poi diventare solo grande una volta per tutte ci pensa il serpente, il guizzo giallo di una morte invisibile che cancella per sempre il piccolo principe dall'io con la scusa seria di riportarlo dal suo fiore inventato. Si muore sempre nella parte più fragile, pressati dall'urgenza di diventare ciò che si crede di dover diventare. Senza accorgersene ci si ritrova inevitabilmente solo grandi. I conti, il bridge, la politica e le cravatte diventano, da un certo giorno in poi, gli interessi del nuovo uomo contento e tanto ragionevole. Si diventa solo grandi malgrado tutto. E lo si diventa quando non si è più capaci di inventarsi un fiore per il quale morire. È solo una questione di tempo. Si dice sia una fortuna. E potrebbe anche essere vero. Addio piccolo principe!
[revigliasco - dicembre 1983]
chiedo perdono a tutti i bambini se mi dedico queste poesie sono una persona grande ma sono il miglior amico che ho aI mondo e se questa scusa seria non basta allora dedico queste poesie aI bambino che sono stato una volta (e me ne ricordo)
a sei anni il mio capolavoro un boa che digeriva un elefante non era un cappello ma i grandi non capiscono mai niente da soli e ci si stanca a spiegare sempre tutto. abbandonai la carriera di pittore imparai pilotare aeroplani. di persone importanti ne ho incontrate molte nella mia vita le ho osservate proprio da vicino la mia opinione non è molto migliorata se mi dicono che il mio capolavoro è un cappello allora io parlo di bridge golf politica e cravatte e loro sono contenti di conoscere un uomo tanto ragionevole
poi il mio aeroplano l'incidente e il deserto. a mille miglia da qualsiasi terra abitata mi stavo considerando gravemente quando mi chiesi di disegnare una pecora. se il mistero è così grande non si osa disubbidire. in una scatola una pecora molto piccola come la volevo l'erba sarebbe bastata. dove vivevo tutto era talmente piccolo... fu cosi che feci la mia conoscenza
ci misi molto tempo per capire da dove venivo. mi facevo tante domande e pareva non sentissi mai le mie. ero caduto dal cielo. scoppiai in una bella risata (sebbene desideri che le mie disgrazie siano prese suI serio) certo su quell'arnese non potevo venire da molto lontano. dove avrei mai portato la mia pecora? pensavo che la scatola le sarebbe servita da casa per la notte e non serviva una corda per legarla. dritto davanti a se non si può andare molto lontano
il mio pianeta era poco più grande di una casa. non si è mai creduti se non si veste elegante i grandi sono cosi amano le cifre e non si interessano mai delle cose essenziali sono centomila lire che rendono bella una casa di mattoni rosa. quando si vuole una pecora questa è la prova che si esiste. chi comprende la vita se ne infischia dei numeri. è triste dimenticarsi. cosi per ricordarmi ho comprato una scatola di matite colorate ma esito persino sul mio colore finirò per sbagliarmi su certi dettagli importanti. io sfortunatamente e fortunatamente non sapevo e sapevo vedere le pecore attraverso le scatole. devo essere invecchiato
se le pecore mangiano gli arbusti allora mangiano anche i baobab? i baobab prima di diventare grandi cominciano con l'essere piccoli. e anche qui come su tutti i pianeti i terribili semi invisibili dormono nel segreto della terra fino a che all'uno o all'altro pigli la fantasia di svegliarsi. bisogna costringersi regolarmente a strappare i baobab appena li si distingue dai rosai. è un lavoro molto noioso ma anche molto facile se si arriva troppo tardi non si riesce più a sbarazzarsene. dire - fate attenzione ai baobab - è avvertire gli amici con urgenza |
![]()
|
delfino maria rosso - gli anni di carta - copyright © 2005 - powered by fullxml |