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2010
la lettera all’improvviso si ricordò che doveva scrivere una lettera. lo aveva promesso. solo che poi le cose erano andate come erano andate. però dopo se ne era ricordato. e senza scuse si mise a scrivere: “[...], (i puntini di sospensione sono miei. non è elegante mettere in piazza la vita degli altri. è poi una questione di correttezza prima ancora che di buon gusto) so che avrei dovuto scriverti molto prima. non l’ho fatto. e non per cattiva volontà. se ti dicessi il perché non mi capiresti. correrei il rischio di essere persino compatito. [...]”. di tanto intanto sulla pagina correvano ghirigori. bizzarri geroglifici di un improbabile messaggio amoroso. comunque arrivò alla fine chiudendo con un ti aspetto dal “per lettera” sottinteso. ripiegò con cura la lettera. la mise nella busta poi in tasca. uscì. pensando a chissà come lei l’avrebbe presa. forse lo avrebbe persino davvero compatito. lungo la strada ci pensò più volte. ci pensò anche quando arrivò all’incrocio che doveva attraversare. la buca della posta era dall’altro lato della strada. di qua il cestino dei rifiuti. l’email è sempre andata così: “mi scriverai?” “ti scriverò”. le promesse estive sono da marinaio. che nei più fragili diventano insopportabili obblighi. così si era messo a scrivere. “ciao, forse ti ricordi ancora di me”. tutto in minuscolo. l’email è essenziale. senza fronzoli. l’inizio era un po’ scontato. ma capace di suscitare sempre un certo interesse verso chi scrive. anche se lui, in questo caso, non conosceva il reale interesse per la nuova conoscenza. anche se singolare per incontro. seguiva una lunga serie di: ricordo, mi manchi, se solo potessi, e via dicendo. un sacco di cose del genere insomma. di tanto in tanto qua e là dei :-) ma più sovente ;-) o ancora ;-* ma, pareva, solo se la giornata andava per il verso giusto. terminava poi con il solito: ciao. non seguito dal punto fermo. lo detestava. dopo il saluto. mettendolo gli sembrava di mettere fine ad una storia. anche a quelle mai iniziate. comunque dopo aver riletto come d’abitudine (direbbero i francofoni) stava spostando il cursore su “invio”. quando squillò il cellulare. più vicino era “elimina”. 1 – Cfr. Anton Pavlovič Čechov, Vanka, un racconto che ha per protagonista un giovanissimo sfortunato ragazzino al quale crudelmente la realtà cancella i suoi sogni affidati ad una lettera che non potrà mai essere spedita.
C’era una volta un pescatore che portava un filo di perle intorno al collo. Un giorno il filo si spezzò e le perle rotolarono tutte per terra. Disperato, il vecchio provò a cercarle con gli occhi: ma troppo stanchi e non le trovò. Provò con le dita: ma erano troppo inaridite. Provò con la lingua: ma era troppo tempo che non sentiva i sapori. Sempre più disperato, continuò a cercare usando tutti i suoi sensi. Ma ogni sforzo fu inutile. Quando ormai aveva smesso di sperare, inaspettatamente ritrovò, una dopo l’altra, tutte le sue perle. [Anonimo cinese]
Finalmente si ritrovò sereno. Ma subito si rese conto che avrebbe mai più potuto portare al collo il suo filo di perle. Gli occhi stanchi e le sue dita inaridite non gli avrebbero permesso di rinfilare le perle ritrovate. Persino la sua lingua non sarebbe riuscita a bagnare il capo del filo. Pensò che i suoi occhi non avrebbero più potuto vedere il filo di perle intorno al suo collo. Lentamente allargò le dita e lasciò che le perle ad una ad una corressero per la loro strada, sapendo che ci sarebbe poi stato chi le avrebbe trovate per caso. Fu allora che incontrò la serenità perché consapevole che avrebbe reso felice qualcuno. A lui, per vivere, in fondo bastava una collana di perle inventata. [Delfino Maria Rosso]
sì, lo so anch’io che è solo una cartolina. lo so per davvero. beh, ma non è una cartolina qualsiasi. voi non siete mai stati sull’isola di garda. è per questo che dite così. io ci sono stato. non posso raccontarvelo. però ci sono stato. allora so cosa vuole dire correre su quelle stradine di notte. non ve l’aspettavate questa confessione. eppure sì. di notte. dopo essere stato alla sinagoga. beh, certo non ero da solo. da mantova era arrivata una buona notizia. da mantova arrivano sempre delle buone notizie. forse esagero. non sempre. ma questa volta sì. ma poi se voi foste stati nel pomeriggio con i pescatori di lì (sidi jmour) allora capireste. già, nel loro mare si può anche nuotare. se uno lo sa fare. voglio dire il nuoto. se no è difficile. ma se c’è caldo ci si può bagnare. come al lago. ma anche non solo. basta togliersi il vestito. a fiori. questa volta. però non tutto. adesso non ricordo di preciso se erano rose o mimose. però penso le prime. perché mi sono punto un dito. cercando non so cosa. quel giorno ero proprio bello. sembravo uno scrittore. di quelli veri. di quelli che scrivono proprio. in vacanza. poi di notte c’erano le stelle. e anche la luna. io non sono un romantico. però ho visto tutto lo stesso. beh, non è poco. di notte, quella notte, ci sono, c’erano, mille motivi per distrarsi. però ho fatto attenzione. tante volte ho letto che bisogna fare così. se non si vuole piangere un domani. è una fortuna che io abbia imparato a leggere. anche se, a dire la verità, a squola non andavo tanto volentieri. i sacrifici fatti da bambino ti fanno crescere per bene. sì, era una notte dai tanti silenzi. il silenzio sarebbe stato uno solo se tante vocali non lo avessero interrotto. io di quelle vocali non ci ho mai capito molto. però è così. boh, ora io non so cosa ne pensiate della cartolina. dico questo perché penso sia difficile, sì proprio difficile, che possiate capire il perché una cartolina, questa cartolina, lascia una o sulla mia bocca aperta. voi vivete chissà dove. voi non avete nemmeno idea di dove sia l’isola di garda. e neanche mantova. è un peccato. o forse no. anzi. forse se foste stati al posto mio ne avreste commesso anche voi uno in più.
[da Offerta Speciale - Torino ottobre 2010]
- il gatto ha sette vite se poi è quello dalle unghie gentili forse ancora di più ora non si sa in quale lui arrivò puntuale alla prevista isola in viola sotto la gonna per l’occasione o casualmente quel giorno ai piedi della sua inseparabile amica c’era un mare da sotto le stelle e la luna (piena) lui romantico (più per lettura che per sentimento) fu accolto da una incredibile storia di antichi graffi fine ‘800 così si arrampicò sullo specchio (non per le allodole) sino a stancare le zampe e la lingua stupita quella splendida isola dalla spiaggia con gli occhi verdi e in scamiciato a fiori avrebbe potuto vivere di sì e di miao per l’eternità se il gatto dalle unghie gentili chiuso il telino della sua complice vettura non fosse partito per località ignota – [Djerba – settembre 2010]
- viaggio insolito in auto terra e targa straniera km x i ragazzi alzano il braccio per salutare ricambio km y i ragazzi alzano il braccio per lanciare pietre scappo km z i ragazzi stanno alzando il braccio non so più cosa fare – [Tunisia – settembre 2010] |
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